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lunedì 10 aprile 2017

Manutenzioni e bilancio: la tecnologia deve integrarsi con il Patrimoniale


Nell'ambito della gestione patrimoniale, la prima cosa da fare è comprendere come le operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria vanno ad incidere sul bilancio, per comprendere se gli investimenti in tecnologie gestionali possono avere una utilità o meno.
Il bilancio lo consideriamo semplificato nella struttura di cui alla figura a blocchi che individua il "patrimoniale" come costituito da Attività e Passività, suddivise in Attività Finanziarie e Attività economiche, e, sul lato delle Passività (le sorgenti delle operazioni economiche), in Passività Finanziarie, Passività Economiche, il Patrimonio Netto Iniziale e il reddito.
Comprendere e conoscere (riconoscere) come le nostre attività gestionali e le relative tecnologie, incidono su di esso, permette di apprezzarne e valorizzarne la proposta, in relazione agli obiettivi di vendita di una certa soluzione.
Ogni possibile monitoraggio dello stato dell'impianto o dell'immobile, con una qualsivoglia tecnologia, comporta la possibilità di determinare o rilevare il momento più opportuno per sviluppare un'operazione di manutenzione. Dobbiamo dunque introdurre il concetto di manutenzione,
Un'operazione di manutenzione può esser destinata a diversi scopi quali l'accrescimento della capacità produttiva, l'aumento della vita utile del cespite o l'incremento della sicurezza.
In questi casi si ritiene, normalmente, che la manutenzione ne abbia aumentato il valore in una misura che, ragionevolmente, può essere assunta pari al costo sostenuto per la manutenzione stessa.
Queste sono le caratteristiche della manutenzione straordinaria.
Un investimento in questo senso  comporta una riduzione dell'Attività Finanziaria (variazione finanziaria negativa) che, però, misura un incremento delle Attività economiche di pari importo, per cui il Patrimonio Netto resta invariato.
A fronte dell'uscita sia dunque un incremento del Capitale pari al costo sostenuto e si parla, in questi casi, di "capitalizzazione" dei costi.
Per esempio, se una data manutenzione straordinaria di un macchinario è costata 100, a fronte di una riduzione dell'attività finanziaria si ha un incremento dell'attività economica. Nell'immagine una rappresentazione dell'effetto sul Patrimonio.
Se invece la manutenzione è volta solo a mantenere il bene in condizioni di normale efficienza, allora manutenzione ordinaria e la riduzione della ricchezza finanziaria (variazione finanziaria negativa) misura il valore di un servizio acquisito e completamente consumato e quindi una riduzione del Patrimonio Netto, ovvero un costo di competenza dell'esercizio.
il valore di quest'ultimo non si modifica. Si parla di
Per esempio, data una manutenzione ordinaria del valore di 100, a fronte delle attività finanziarie si ha un decremento della ricchezza complessiva (costo di competenza).
Ecco la rappresentazione dell'effetto sul patrimonio.
Secondo i Principi Contabili dell'O.I.C. Organismo Italiano di Contabilità (fondazione di diritto privato avente piena autonomia statutaria, riconosciuto dalla legge 11 agosto 2014, n. 116, di conversione del decreto legge 91/2014, come l’“istituto nazionale per i principi contabili”), si rilevano coerentemente, le seguenti definizioni.
La manutenzione ordinaria è costituita dalle manutenzioni e riparazioni di natura ricorrente (ad esempio, pulizia, verniciatura, riparazione, sostituzione di parti deteriorate dall’uso) che vengono effettuate per mantenere i cespiti in un buono stato di funzionamento per assicurarne la vita utile prevista, la capacità e la produttività originarie. 
La manutenzione straordinaria si sostanzia in ampliamenti, ammodernamenti, sostituzioni e altri miglioramenti riferibili al bene che producono un aumento significativo e misurabile di capacità, di produttività o di sicurezza dei cespiti ovvero ne prolunghino la vita utile.
Dunque, in generale, i costi di manutenzione ordinaria sono rilevati a conto economico nell’esercizio in cui sono sostenuti, mentre i costi di manutenzione straordinaria rientrano tra i costi capitalizzabili nei limiti del valore recuperabile del bene.
Occorre porre alcune attenzioni a variazioni rilevanti apportate a cespiti già esistenti a seguito delle predette operazioni. Questo tipo di operazione comporta un’attenta valutazione dei costi sostenuti per determinarne la parte che è capitalizzabile e quella che è invece da considerarsi manutenzione ordinaria. In alcuni casi, tali valutazioni possono essere complesse e richiedere adeguata documentazione a supporto delle scelte effettuate. Il supporto che possono fornire strumenti e archivi di lettura e storicizzazione del cespite (asset) sono di fondamentale importanza. Come risulta ormai chiaro, l'effetto virtuoso sul patrimonio può essere determinato ogni qualvolta un'operazione di manutenzione può essere capitalizzata, e questo è dimostrabile in virtù della puntuale misura della produttività del cespite e della "non episodica" operazione di manutenzione effettuata tramite la rilevazione e l'elaborazione del dato gestito.
Dopo la capitalizzazione dei costi, l’ammortamento si applica in modo unitario avendo riguardo al nuovo valore contabile del cespite tenuto conto della sua residua vita utile.
Il rinnovo, invece, comporta una sostituzione e può riguardare uno specifico cespite, ovvero un’immobilizzazione materiale che costituisce un’unità economico-tecnica. La sostituzione di un’immobilizzazione comporta la capitalizzazione del costo di acquisizione della nuova unità, mentre il valore netto contabile dell’unità sostituita è stornato, imputando l’eventuale minusvalenza negli “oneri diversi di gestione” del conto economico. Il rinnovo può tuttavia riguardare anche solo parte di un’immobilizzazione materiale per mantenerne l’integrità originaria. In questo caso i costi sostenuti a tale scopo sono costi di manutenzione ordinaria.
Le manutenzioni ordinarie possono essere oggetto di pianificazione in funzione dei programmi di utilizzazione delle immobilizzazioni. Le riparazioni non possono essere pianificate, ma entro certi limiti possono essere ragionevolmente previste. Manutenzioni e riparazioni costituiscono un’unica classe di costi inerenti le immobilizzazioni materiali, identificata con il termine manutenzioni, che, unitamente alle quote di ammortamento, concorrono a esprimere il contributo che le immobilizzazioni producono sui risultati economici. Le manutenzioni ordinarie, dunque, se comportano il mantenimento in efficienza degli strumenti di produzione devono esser giudicate come costi ricorrenti al pari dei consumi, ma se, invece, portano miglioramenti sulla "top line" (aumento delle vendite) e sui costi (riduzione dei consumi), devono esser valutati come incremento delle attività economiche.
Gli strumenti di rilevazione degli output e di gestione dell'archivio degli asset hanno un incomparabile valore, che accresce con l'aumentare della massa gestita.

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